Relazione di Chiara M. Lesmo Assessore Comunale alle Politiche Sociali – Novate Milanese
firenze1010 9 novembre 2012
Storicamente in Italia le politiche sociali sono state limitate tra i due poli della gestione dei servizi alla persona o del trasferimento monetario al singolo secondo la logica:
Þ analisi dei problemi (lettura dei bisogni e della domanda)
Þ costruzione dell’offerta
Þ sistema delle regole (accesso ai servizi, funzionamento delle strutture, erogazione delle risorse economiche, ecc..).
Da un decennio questa logica è ancora presente ma convive con la logica della programmazione e dell’integrazione dei sistemi sociali e socio – sanitari. Si evidenzia dunque un panorama più complesso e sicuramente maggiormente intrecciato e dipendente dai sistemi economici, finanziari nazionali e internazionali.
Se i cambiamenti demografici in corso e il sistema obsoleto di risposte assistenziali già chiedevano di rivedere la risposta pubblica nel campo dell’assistenza e della promozione sociale, ora urge affrontarne una opportuna riforma
senza uno sterile ridimensionamento della spesa per questioni di bilanci
Þ analisi dei problemi (lettura dei bisogni e della domanda)
Þ costruzione dell’offerta
Þ sistema delle regole (accesso ai servizi, funzionamento delle strutture, erogazione delle risorse economiche, ecc..).
Da un decennio questa logica è ancora presente ma convive con la logica della programmazione e dell’integrazione dei sistemi sociali e socio – sanitari. Si evidenzia dunque un panorama più complesso e sicuramente maggiormente intrecciato e dipendente dai sistemi economici, finanziari nazionali e internazionali.
Se i cambiamenti demografici in corso e il sistema obsoleto di risposte assistenziali già chiedevano di rivedere la risposta pubblica nel campo dell’assistenza e della promozione sociale, ora urge affrontarne una opportuna riforma
senza uno sterile ridimensionamento della spesa per questioni di bilanci
- per migliorare l’utilizzo delle risorse nelle risposte reali e coerenti ai bisogni dei singoli e delle comunità
- per difendere i diritti di cittadinanza delle persone con fragilità
- per dare opportunità di crescita
- per ribadire i valori di equità e solidarietà
- per sviluppare la sussidiarietà senza ridurla a semplice privatizzazione
A queste cifre andranno affiancati i consuntivi 2012 conseguenti alle manovre di aggiustamento dei conti pubblici ancora in corso.
La spesa sociale inoltre vede entrare in gioco risorse delle Regioni e dei Comuni, oggi a loro volta in crisi a causa del taglio dei trasferimenti centrali ai livelli periferici di governo.
Altro dato significativo è che ancora oggi manca la definizione e la legislazione nazionale dei LIVEAS o LEP – i livelli essenziali delle prestazioni assistenziali – comportando differenze regionali rilevanti nella risposta ai bisogni di assistenza delle persone con fragilità.
Il forte squilibrio territoriale, dovuto anche alla riforma dell’articolo V della Costituzione che delega la materia sociale ai governi regionali, si legge in questi dati sulla spesa media pro – capite in servizi sociali (Fonte ISTAT 2008):
Entrando nel concreto della comunità locale di Novate Milanese (una cittadina di 20.000 abitanti su una superficie di 5 km quadrati, confinante con Milano)
Periodo 2009 – 2010 – Spesa Anziani (assistenza domiciliare – consegna pasti – trasporto sociale e accompagnamento – assistenza economica – quota sociale ricoveri)
La spesa sociale inoltre vede entrare in gioco risorse delle Regioni e dei Comuni, oggi a loro volta in crisi a causa del taglio dei trasferimenti centrali ai livelli periferici di governo.
Altro dato significativo è che ancora oggi manca la definizione e la legislazione nazionale dei LIVEAS o LEP – i livelli essenziali delle prestazioni assistenziali – comportando differenze regionali rilevanti nella risposta ai bisogni di assistenza delle persone con fragilità.
Il forte squilibrio territoriale, dovuto anche alla riforma dell’articolo V della Costituzione che delega la materia sociale ai governi regionali, si legge in questi dati sulla spesa media pro – capite in servizi sociali (Fonte ISTAT 2008):
- Calabria 25,5 euro - Molise 35,9 – Campania 53, 9 – Sicilia 77 euro
- Lombardia 123 euro – Piemonte 148 euro – Provincia Autonoma di Trento 260 euro
Entrando nel concreto della comunità locale di Novate Milanese (una cittadina di 20.000 abitanti su una superficie di 5 km quadrati, confinante con Milano)
Periodo 2009 – 2010 – Spesa Anziani (assistenza domiciliare – consegna pasti – trasporto sociale e accompagnamento – assistenza economica – quota sociale ricoveri)
Periodo 2009 – 2010 – Minori e famiglia (assistenza domiciliare – comunità minori – asili nido – politiche giovanili, sostegno economico alle famiglie, Tutela minori)
A queste due aree vanno aggiunte: l’area disabili, emarginazione, immigrazione e …… la spesa procapite è stata di euro 150,97
Oggi, novembre 2012, nonostante le manovre pre e post estate 2012, l’amministrazione riesce a confermare il bilancio preventivo 2012 MA a causa del Patto di Stabilità sono “congelati” fondi che ci sono ma non possono essere spesi per i bisogni sociali (e non) dei cittadini, questo sta comportando la riduzione di alcuni servizi a domicilio e il blocco dei sussidi/aiuti economici, attualmente il Comune di Novate possiede ma non può spendere circa 16 milioni di euro.
E il 2013?
A causa della crisi economica aumentano sostanzialmente le domande di aiuto, aumentano casi di persone che perdono il lavoro e che si trovano in situazione di disagio. Queste situazioni si sommano alla componente di bisogno strutturale, agli anziani soli con pensione sociale, ai casi cronici, ecc.
La fotografia attuale vedo un nucleo familiare mediamente con 2 minori e due adulti over 35 anni che perdono il lavoro o si trovano a dover gestire situazioni di cassa integrazione o mobilità.
Per i Comuni, a causa dei tagli alla spesa pubblica diminuiscono in modo consistente le disponibilità concrete a farvi fronte.
Come amministratori viviamo una grave incertezza sul futuro che porta a rinunciare a programmazioni strategiche schiacciati dal crescere delle domande di breve periodo.
Per uscire dal rischio più che reale di una deriva assistenziale, occorre lavorare per un welfare allargato, reticolare, capace di valorizzare tutte le risorse locali (del non profit, profit e delle famiglie) mantenendo come Ente Locale un’alta funzione di programmazione strategica.
E’ necessario integrare e contaminare le politiche sociali con le politiche del lavoro, dell’istruzione/formazione, della casa, e del territorio, uscire dai particolarismi rinforzando ulteriormente la programmazione e la visione di sistema.
La responsabilità di amministratori locali ci spinge a trovare opzioni e soluzioni concrete con la consapevolezza che tagliare e subordinare a logiche esclusivamente di mercato, gli interventi culturali, educativi e sociali mette seriamente a rischio la tenuta della convivenza civile nelle comunità locali.
Se dunque dal “locale” stanno partendo pensieri, esperienze e progettualità di “politiche diverse” a maggior ragione condivido l’appello di Rossana Rossanda sul sito di Sbilanciamoci: le critiche alle politiche liberiste ci richiedono ……. sempre più spesso di passare dalla protesta alla proposta, dal generoso ma irrealistico “Non pagheremo la vostra crisi”, che stiamo pagando tutti i giorni, al “come è possibile una politica diversa”.
Oggi, novembre 2012, nonostante le manovre pre e post estate 2012, l’amministrazione riesce a confermare il bilancio preventivo 2012 MA a causa del Patto di Stabilità sono “congelati” fondi che ci sono ma non possono essere spesi per i bisogni sociali (e non) dei cittadini, questo sta comportando la riduzione di alcuni servizi a domicilio e il blocco dei sussidi/aiuti economici, attualmente il Comune di Novate possiede ma non può spendere circa 16 milioni di euro.
E il 2013?
A causa della crisi economica aumentano sostanzialmente le domande di aiuto, aumentano casi di persone che perdono il lavoro e che si trovano in situazione di disagio. Queste situazioni si sommano alla componente di bisogno strutturale, agli anziani soli con pensione sociale, ai casi cronici, ecc.
La fotografia attuale vedo un nucleo familiare mediamente con 2 minori e due adulti over 35 anni che perdono il lavoro o si trovano a dover gestire situazioni di cassa integrazione o mobilità.
Per i Comuni, a causa dei tagli alla spesa pubblica diminuiscono in modo consistente le disponibilità concrete a farvi fronte.
Come amministratori viviamo una grave incertezza sul futuro che porta a rinunciare a programmazioni strategiche schiacciati dal crescere delle domande di breve periodo.
Per uscire dal rischio più che reale di una deriva assistenziale, occorre lavorare per un welfare allargato, reticolare, capace di valorizzare tutte le risorse locali (del non profit, profit e delle famiglie) mantenendo come Ente Locale un’alta funzione di programmazione strategica.
E’ necessario integrare e contaminare le politiche sociali con le politiche del lavoro, dell’istruzione/formazione, della casa, e del territorio, uscire dai particolarismi rinforzando ulteriormente la programmazione e la visione di sistema.
La responsabilità di amministratori locali ci spinge a trovare opzioni e soluzioni concrete con la consapevolezza che tagliare e subordinare a logiche esclusivamente di mercato, gli interventi culturali, educativi e sociali mette seriamente a rischio la tenuta della convivenza civile nelle comunità locali.
Se dunque dal “locale” stanno partendo pensieri, esperienze e progettualità di “politiche diverse” a maggior ragione condivido l’appello di Rossana Rossanda sul sito di Sbilanciamoci: le critiche alle politiche liberiste ci richiedono ……. sempre più spesso di passare dalla protesta alla proposta, dal generoso ma irrealistico “Non pagheremo la vostra crisi”, che stiamo pagando tutti i giorni, al “come è possibile una politica diversa”.